Opere

Trent’anni di impegno quotidiano e costante con la pittura – perché tanti ne conta Silvia Battisti – impongono un bilancio, uno sguardo d’insieme, per rivedere il passato e scorgervi i prodromi e le ragioni dell’oggi. Dalla gestualità informale ed espressionista delle opere degli anni Settanta, l’artista è poi approdata a un’astrazione geometrica, tesa a misurare e a calibrare lo spazio e il colore. All’interno di queste zone cromatiche sono apparse, tra gli anni Ottanta e Novanta, le prime lettere ebraiche, già utilizzate per il valore figurativo ed evocativo della grafia, piuttosto che per il loro valore fonetico o semantico.

In seguito, sulla superficie pittorica sono comparsi materiali eterogenei, usati sia come supporto, sia come tensioni, sia come aggetti e volumi. Ora le opere di Silvia Battisti appaiono come brulichio di lettere-segni, affioranti all’interno di precise e delimitate aree del dipinto. Tuttavia le lettere, tracciate secondo una trama scandita, cadenzata, non appartengono ad alcun alfabeto, se non a quello proprio, unico e personalissimo, che è la misura del gesto dell’artista, la frequenza del suo respiro.

Questo alfabeto non si associa ad alcun linguaggio parlato o parlabile, e le lettere, con l’ordine della loro disposizione, creano ritmo visivo, non logos.

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